Venerdì, 14 Giugno 2013 01:40

In Messico, tra religione e politica

Scritto da  Gerardo

Dall’amico Francesco Gervasi, dell’Universidad Autónoma de Coahuila (Messico), riceviamo un articolo sull’attualità politico-religiosa nel Messico di oggi. Che con piacere condividiamo con i nostri lettori.




Margarita Arellanes, sindaco di Monterrey, consegna le chiavi della città a Gesù Cristo: forme di espressione della relazione tra religione e politica in Messico

Il Messico, come ha fatto notare tra gli altri Jean Meyer nel suo “Historia de los cristianos en America Latina”, i primi del ’900 presentava una delle costituzioni più laiche al mondo. O meglio, come sostenuto da Roberto Blancarte, le leggi anticlericali approvate nel paese latinoamericano in quel periodo erano praticamente finalizzate a eliminare la religione dalla società, più che a garantire uno Stato laico da essa separato. Le cose, negli ultimi anni (soprattutto a partire dagli anni ’90), sono un po’ cambiate ma, perlomeno a livello giuridico, le restrizioni dell’attività pubblica delle chiese di qualsiasi confessione continuano a persistere. Sabato 8 giugno ha catturato decisamente la mia attenzione e suscitato il mio interesse un caso interessante successo a Monterrey, una delle città più grandi (assieme a Città del Messico e Guadalajara) e, purtroppo, fra le più falcidiate dall’azione del narcotraffico del paese. Il sindaco di questa città, Margarita Arellanes Cervantes, nell’evento pubblico denominato “Monterrey Prega”, ha affermato solennemente che consegnava le chiavi della città a Gesù Cristo, con le seguenti parole: “Io, Margarita Arellanes Cervantes, consegno le chiavi di Monterrey, Nuevo León, a nostro signore Gesù Cristo, affinché sia stabilito il suo regno di pace e benedizione. Apro le porte di questo municipio a Dio come la massima autorità, riconosco che senza la sua presenza e il suo aiuto non possiamo raggiungere nessun obiettivo” (Rif.: www.milenio.com).

La polemica, a livello mediatico, è scoppiata immediatamente. Il contenuto delle principali critiche può essere sintetizzato nella richiesta di mantenere sempre separate, all’interno dell’attività politica, le convinzioni religiose personali dall’attività pubblica. Nel frattempo, i vari media hanno sottolineato come la dichiarazione del sindaco di Monterrey non rappresenti l’unico caso nel paese, ricordando come anche i sindaci di Ciudad Juarez, Guadalupe ed Ensenada avessero in passato consegnato le chiavi dei propri municipi nelle mani di Cristo. Alcuni analisti hanno interpretato i suddetti eventi (compreso quello di Monterrey) come una sorta di strategia, messa in campo dai rispettivi sindaci, per scaricare nell’ambito religioso la responsabilità del proprio operato, in contesti (soprattutto Monterrey e Ciudad Juarez) nei quali, vale la pena ricordarlo, la criminalità organizzata riesce a conquistare spazi sempre più ampi di potere, decretando d’altra parte la sempre maggiore incapacità, da parte delle istituzioni, di controllare il territorio. In altri termini, recuperando le riflessioni di Marcel Gauchet, più che di una riconquista religiosa della società sembrerebbe che siamo in presenza, nei casi sopra citati, di un uso strategico della religione nell’ambito politico, nonostante che il sindaco di Monterrey si sia difesa sostenendo che le dichiarazioni fatte durante il “Monterrey Prega” riguardavano solo il livello personale e non quello istituzionale (Rif.: monterrey.milenio.com). Rimane il dubbio… Ciò che è certo è che il Messico, dal punto di vista socio-religioso, rappresenta sempre di più un paese in continua evoluzione, interessato da fenomeni ambivalenti che ne accentuano la imprevedibilità e, di conseguenza, la forza di attrazione per gli studiosi del “fattore religioso”.

Francesco Gervasi
Universidad Autónoma de Coahuila (Messico)
11 giugno 2013

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